Ritorno a scuola: strategie per affrontare al meglio il nuovo anno
Il ritorno a scuola, ogni anno, segna un passaggio che non è mai soltanto logistico. Non si tratta unicamente di rientrare in aula, riaprire i libri e riprendere le lezioni: è un vero e proprio rito di passaggio che riattiva emozioni, aspettative, timori e speranze. Lo studente che varca la soglia della scuola dopo le vacanze estive porta con sé non solo zaini e quaderni, ma anche un mondo interiore in trasformazione. La letteratura psicologica ci insegna che i momenti di transizione hanno un potere particolare: possono generare ansia e smarrimento, ma al tempo stesso rappresentano occasioni preziose per ridefinire obiettivi e metodi di lavoro. Come prepararsi dunque, dal punto di vista mentale e strategico, per affrontare al meglio il nuovo anno scolastico? Proviamo a delineare alcuni spunti che possano guidare studenti di ogni età a vivere il ritorno a scuola non come una condanna, ma come un’opportunità di crescita personale e intellettuale.
Molti studenti, anche i più brillanti, vivono i giorni che precedono il ritorno sui banchi con un senso di inquietudine. L’ansia nasce da più fronti: la paura di non essere all’altezza, l’incertezza su come saranno i professori, il timore di conflitti sociali con i compagni. Uno dei primi passi strategici è riconoscere che l’ansia non è un nemico, ma un segnale. In psicologia, l’ansia è definita come uno stato di attivazione che prepara l’organismo a reagire. Se impariamo a leggerla in chiave funzionale, facendocela amica, essa può diventare una risorsa: è l’energia che ci spinge a organizzarci, a non rimanere passivi, a prepararci. Strategicamente, anziché tentare di “eliminare” l’ansia, impariamo a utilizzarla, guardandola negli occhi, per trasformarla in coraggio. Fare una lista delle cose da preparare, stabilire piccole routine mattutine, iniziare a rimettere ordine nello zaino e nella scrivania: tutti questi gesti concreti aiutano a trasforma l’energia ansiosa in movimento produttivo.
La differenza tra affrontare la scuola come un peso o come un’opportunità sta nella mentalità con cui ci si avvicina. Carol Dweck, psicologa di Stanford, ha coniato l’espressione growth mindset per descrivere l’atteggiamento di chi crede che le proprie capacità possano migliorare con l’impegno e la pratica, in contrapposizione al fixed mindset, tipico di chi pensa che l’intelligenza sia una dote immutabile. Uno studente che affronta il nuovo anno con un growth mindset interpreta i voti bassi come occasioni di apprendimento, non come marchi indelebili di inadeguatezza. “Ho preso un cinque, quindi devo capire dove migliorare” diventa molto diverso da “Ho preso un cinque, quindi non sono portato”.
La mente umana inoltre, è più serena quando ha punti di riferimento stabili. Il ritorno a scuola, con i suoi orari, i compiti, le interrogazioni, può sembrare un’imposizione, ma in realtà offre l’occasione per costruire routine che riducano lo stress. Una buona routine non deve essere rigida, ma prevedibile. Sapere che ogni giorno, dopo pranzo, dedico 40 minuti allo studio prima di concedermi una pausa, crea una sorta di “automatismo virtuoso”. In questo modo, non devo ogni volta negoziare con me stesso se studiare o no: la decisione è già presa. Parola d’ordine? Programmazione, iniziando con micro-routine. Non serve pianificare tutto l’anno, basta stabilire tre punti fissi della giornata: un orario di sveglia regolare, un momento dedicato allo studio e uno al relax. Con il tempo, queste abitudini creeranno un buon equilibrio tra dovere e piacere. Infine, uno degli errori più comuni è considerare il tempo come un nemico. In realtà, il tempo è neutro: ciò che conta è come lo gestiamo. Molti studenti cadono nella trappola della procrastinazione, rimandando i compiti fino all’ultimo momento e generando stress. Suddividere invece i compiti in blocchi più piccoli e affrontarli gradualmente aiuta a superare queste difficoltà.
La scuola non è solo libri e interrogazioni: è anche, e soprattutto, un contesto sociale. Qui si formano amicizie, nascono conflitti, si costruisce gran parte della propria identità. Molti studenti temono il giudizio dei compagni o faticano a trovare il proprio posto nel gruppo. Una chiave strategica è ricordare che la scuola è una palestra relazionale: non bisogna per forza piacere a tutti, ma imparare a gestire i rapporti. La capacità di ascoltare, di rispettare gli altri e di chiedere aiuto quando serve sono competenze preziose non solo per l’anno scolastico, ma per la vita. Come scriveva lo psicologo Alfred Adler, “Essere umani significa avere a che fare con gli altri esseri umani”. La scuola diventa allora un laboratorio dove esercitarsi a vivere con gli altri.
La scuola, ogni anno, pone sfide che non sempre possiamo evitare, ma possiamo scegliere come affrontarle. E allora, il consiglio per ogni studente che si appresta a tornare in classe è questo: non chiederti solo “Che anno sarà?”, ma “Chi voglio diventare quest’anno?”. La risposta, giorno dopo giorno, prenderà forma nelle tue azioni, nei tuoi pensieri, nelle tue relazioni. E forse scoprirai che il ritorno a scuola è, in realtà, un modo per scoprire te stesso.
JG
Articolo pubblicato su SienaNews